De bello Gallico / Libro VII, 53

Hac habita contione et ad extremam orationem confirmatis militibus, ne ob hanc causam animo permoverentur neu quod iniquitas loci attulisset id virtuti hostium tribuerent, eadem de profectione cogitans quae ante senserat legiones ex castris eduxit aciemque idoneo loco constituit. Cum Vercingetorix nihil magis in aequum locum descenderet, levi facto equestri proelio atque secundo in castra exercitum reduxit. Cum hoc idem postero die fecisset, satis ad Gallicam ostentationem minuendam militumque animos confirmandos factum existimans in Aeduos movit castra. Ne tum quidem insecutis hostibus tertio die ad flumen Elaver ; pontem refecit exercitumque traduxit.

1 commento:

  1. Tenuto questo discorso, nella parte finale rinfrancò i soldati: non dovevano turbarsi nell'animo per la sconfitta, né ascrivere al valore nemico ciò che dipendeva solo dagli svantaggi del campo di battaglia. E benché pensasse alla partenza, già prima considerata opportuna, guidò fuori dal campo le legioni e le schierò in un luogo adatto. Vercingetorige, non di meno, continuava a tenersi all'interno delle fortificazioni e non scendeva in pianura. Allora Cesare, dopo una scaramuccia tra le cavallerie, in cui riportò la meglio, ricondusse l'esercito all'accampamento. Il giorno seguente si ripeté la stessa cosa. Cesare, convinto di aver fatto quanto bastava per sminuire la baldanza dei Galli e rinfrancare il morale dei nostri soldati, mosse il campo verso il territorio degli Edui. Neppure allora i nemici si mossero all'inseguimento. Il terzo giorno ricostruì i ponti sull'Allier e condusse l'esercito sull'altra sponda.

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