Cato Maior de Senectute, 75

De qua non ita longa disputatione opus esse videtur, cum recorder non L. Brutum, qui in liberanda patria est interfectus, non duos Decios, qui ad voluntariam mortem cursum equorum incitaverunt, non M. Atilium, qui ad supplicium est profectus, ut fidem hosti datam conservaret, non duos Scipiones, qui iter Poenis vel corporibus suis obstruere voluerunt, non avum tuum L. Paulum, qui morte luit conlegae in Cannensi ignominia temeritatem, non M. Marcellum, cuius interitum ne crudelissimus quidem hostis honore sepulturae carere passus est, sed legiones nostras, quod scripsi in Originibus, in eum locum saepe profectas alacri animo et erecto, unde se redituras numquam arbitrarentur. Quod igitur adulescentes, et ei quidem non solum indocti, sed etiam rustici, contemnunt, id docti senes extimescent?

1 commento:

  1. Non è il caso
    di spendere, credo, troppe parole sull'argomento: mi basta ricordare non
    dico Lucio Bruto, che fu ucciso nel liberare la patria, non i due Deci,
    che spronarono i cavalli a morte volontaria, non Marco Attilio, che andò
    al supplizio per non tradire la parola data al nemico, non i due Scipioni,
    che vollero sbarrare la strada ai Cartaginesi persino con il proprio
    corpo, non tuo nonno, Lucio Paolo, che nella vergogna di Canne pagò con la
    morte la temerarietà del collega, non Marco Marcello, la cui vita neppure
    il più crudele dei nemici osò privare dell'onore della sepoltura, ma le
    nostre legioni, come ho scritto nelle Origini, spesso partite con animo
    acceso e fiero per una meta da cui pensavano di non tornare mai più.
    Allora, quel che disprezzano i giovani, non solo ignoranti, ma anche
    zotici, spaventerà dei vecchi pieni di cultura?

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