Storie / Libro III, 110

1 Τὸν μὲν δὴ λιβανωτὸν τοῦτον οὕτω κτῶνται Ἀράβιοι, τὴν δὲ κασίην ὧδε. ἐπεὰν καταδήσωνται βύρσῃσι καὶ δέρμασι ἄλλοισι πᾶν τὸ σῶμα καὶ τὸ πρόσωπον πλὴν αὐτῶν τῶν ὀφθαλμῶν, ἔρχονται ἐπὶ τὴν κασίην· ἣ δὲ ἐν λίμνῃ φύεται οὐ βαθέῃ, περὶ δὲ αὐτὴν καὶ ἐν αὐτῇ αὐλίζεταί κου θηρία πτερωτά, τῇσι νυκτερίσι προσείκελα μάλιστα, καὶ τέτριγε δεινόν, καὶ ἐς ἀλκὴν ἄλκιμα· τὰ δεῖ ἀπαμυνομένους ἀπὸ τῶν ὀφθαλμῶν οὕτω δρέπειν τὴν κασίην.

1 commento:

  1. Così gli Arabi si procurano l'incenso; invece per la cassia devono mettersi alla ricerca con il corpo e la faccia ben protetti da cuoio o da pelli di altro tipo, che lascino scoperti solo gli occhi; la pianta cresce in una palude non profonda, ma nei dintorni e all'interno della quale vivono animali alati molto simili ai pipistrelli, dal verso terribilmente stridente e assai combattivi, tanto che bisogna raccogliere la cassia difendendosi gli occhi dai loro assalti.

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