Sallustio: Bellum Iugurthinum, 67

Romani milites, improuiso metu incerti ignarique, quid potissimum facerent, trepidare. Arce oppidi, ubi signa et scuta erant, praesidium hostium, portae ante clausae fuga prohibebant; ad hoc mulieres puerique pro tectis aedificiorum saxa et alia, quae locus praebebat, certatim mittere. Ita neque caueri anceps malum neque a fortissimis infirmissimo generi resisti posse: iuxta boni malique, strenui et inbelles inulti obtruncari. In ea tanta asperitate saevissimis Numidis et oppido undique clauso Turpilius praefectus unus ex omnibus Italicis intactus profugit. Id misericordiane hospitis an pactione aut casu ita evenerit, parum comperimus, nisi, quia illi in tanto malo turpis vita integra fama potior fuit, improbus intestabilisque videtur.

1 commento:

  1. 1 I soldati romani, scossi per l'improvviso pericolo e incerti sul
    da farsi, erano in preda allo sgomento. Un presidio nemico impediva
    l'accesso alla rocca della città, dove si trovavano le insegne e gli
    scudi. Le porte, chiuse prima dell'attacco, precludevano la via della
    fuga. In più, donne e ragazzi lanciavano a gara dai tetti delle case sassi
    e tutto quanto veniva loro alle mani. 2 Era dunque impossibile guardarsi
    dal duplice pericolo e i più forti non riuscivano a opporre resistenza ai
    più deboli; provetti e incapaci, valorosi e vili venivano trucidati fianco
    a fianco senza poter reagire. 3 In una situazione così disperata, mentre i
    Numidi infierivano e la città era chiusa da ogni lato, il prefetto
    Turpilio fu il solo di tutti gli Italici che riuscì a fuggire incolume.
    Non è dato sapere se ciò sia accaduto per pietà dell'ospite, per un'intesa
    o semplicemente per caso; ad ogni modo, un uomo che, in un simile
    disastro, preferisce una vita senza onore a una reputazione senza macchia,
    non può che apparire abietto e infame.

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