Sua enim vitia insipientes et suam culpam in senectutem conferunt, quod non faciebat is, cuius modo mentionem feci, Ennius:
- Sicut fortis equus, spatio qui saepe supremo
- Vicit Olympia, nunc senio confectus quiescit.
Equi fortis et victoris senectuti comparat suam. Quem quidem probe meminisse potestis; anno enim undevicesimo post eius mortem hi consules T. Flamininus et M'. Acilius facti sunt; ille autem Caepione et Philippo iterum consulibus mortuus est, cum ego quinque et sexaginta annos natus legem Voconiam magna voce et bonis lateribus suasissem. Annos septuaginta natus (tot enim vixit Ennius) ita ferebat duo, quae maxima putantur onera, paupertatem et senectutem, ut eis paene delectari videretur.
Conciossiaché gli uomini rozzi solamente incolpano l’età senile di loro melensaggine e de’ loro difetti.
RispondiEliminaCosì non la pensò quell’Ennio, a voi già noto:
Pari a destrier che la sudata arena
Correndo, vinse i contrastati allori
Ed or carico d’anni, sta e riposa
paragona la sua vecchiezza a quella d’antico animoso corsiero vincitore: e di lui certamente voi potete avere qualche memoria. Diecinove anni dopo sua morte vennero al Consolato Tito Flaminio e Marco Acilio; ed egli, essendo Consoli, per la seconda volta Cepione e Filippo, trapassò, allora appunto che, compiuti li sessantacinque anni, io mi feci a propugnare la legge Voconia con validi argomenti e con tutta l’energia de’ miei polmoni. Ennio toccava il settantesimo anno, ed in quell’ultimo stadio, povertà e vecchiezza, che tutti credono noje gravissime, sopportò con tanta fermezza che quasi sembrava compiacersene.
Sono infatti gli ignoranti a imputare alla vecchiaia vizi e
RispondiEliminacolpe loro, diversamente da chi ho menzionato poco fa, Ennio:
«Come destriero impetuoso, che spesso nel tratto finale
vinse a Olimpia, ora, dalla vecchiaia stremato, riposa ...»
Paragona la sua vecchiaia a quella di un cavallo impetuoso e vincitore. Lo
potete ricordare bene: diciannove anni dopo la sua morte sono stati eletti
i consoli ora in carica, Tito Flaminino e Manlio Acilio; mori l'anno in
cui erano consoli Cepione e, per la seconda volta, Filippo, quando io,
allora sessantacinquenne, sostenevo la legge Voconia con gran voce e buoni
polmoni. Ebbene, a settant'anni - tanto visse Ennio - sopportava così bene
i due pesi considerati più gravi, povertà e vecchiaia, da sembrare quasi
compiacersene.