Cato Maior de Senectute, 61

Quanta fuit in L. Caecilio Metello, quanta in A. Atilio Calatino! in quem illud elogium: 'Hunc unum plurimae consentiunt gentes populi primarium fuisse virum.' Notum est carmen incisum in sepulcro. Iure igitur gravis, cuius de laudibus omnium esset fama consentiens. Quem virum nuper P. Crassum, pontificem maximum, quem postea M. Lepidum eodem sacerdotio praeditum, vidimus! Quid de Paulo aut Africano loquar aut, ut iam ante, de Maximo? quorum non in sententia solum, sed etiam in nutu residebat auctoritas. Habet senectus, honorata praesertim, tantam auctoritatem, ut ea pluris sit quam omnes adulescentiae voluptates.

1 commento:

  1. Quanta ne aveva Lucio Cecilio Metello, quanta Aulo Attilio Calatino a
    cui è dedicato l'epitaffio:

    «I più convengono nel dire che
    quest'uomo fu il primo del suo popolo.»

    Conoscete tutti il carme inciso sul sepolcro. Era a buon diritto
    influente, dunque, uno sui cui meriti l'opinione pubblica concordava. Che
    uomo abbiamo visto, poco tempo fa, in Publio Crasso, il pontefice massimo,
    che uomo, dopo, in Marco Lepido, investito dello stesso sacerdozio! Che
    dire di Paolo o dell'Africano o, come ho già fatto prima, di Massimo? La
    loro autorità si manifestava non solo nella parola, ma anche in un cenno.
    La vecchiaia, specie di chi ha ricoperto cariche pubbliche, ha un'autorità
    così grande da superare tutti i piaceri della giovinezza.

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