Cato Maior de Senectute, 44

Quorsus igitur tam multa de voluptate? Quia non modo vituperatio nulla, sed etiam summa laus senectutis est, quod ea voluptates nullas magno opere desiderat. Caret epulis extructisque mensis et frequentibus poculis; caret ergo etiam vinulentia et cruditate et insomniis. Sed si aliquid dandum est voluptati, quoniam eius blanditiis non facile obsistimus, --divine enim Plato 'escam malorum' appellat voluptatam, quod ea videlicet homines capiantur ut pisces, --quamquam immoderatis epulis caret senectus, modicis tamen coviviis delectari potest. C. Duellium M. f., qui Poenos classe primus devicerat, redeuntem a cena senem saepe videbam puer; delectabatur cereo funali et tibicine, quae sibi nullo exemplo privatus sumpserat; tantum licentiae dabat gloria.

1 commento:

  1. Perché insisto tanto sul piacere? Perché la vecchiaia, lungi dal meritare rimproveri, è degna invece della massima lode in quanto non sente molto la mancanza di nessun piacere. Ignora i festini, le tavole imbandite e le coppe una dietro l'altra; ignora perciò l'ubriachezza, le indigestioni e i sonni agitati. Ma se bisogna concedere qualcosa al piacere, ché non resistiamo facilmente alle sue tentazioni, - Platone lo definisce in modo divino «esca dei mali» proprio perché gli uomini vi abboccano come pesci - la vecchiaia, pur ignorando i bagordi, può sempre godere di conviti moderati. Da bambino vedevo spesso tornarsene da cena il vecchio Caio Duilio, figlio di Marco, il primo a sconfiggere i Cartaginesi sul mare: gli procuravano diletto una
    torcia di cera e un suonatore di flauto, lusso che, ormai privato cittadino, si era preso senza precedenti.Tanta libertà gli concedeva la gloria!

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