Tacito: De origine et situ Germanorum (Germania), 6

Terra etsi aliquanto specie differt, in universum tamen aut silvis horrida aut paludibus foeda, umidior qua Gallias, ventosior qua Noricum ac Pannoniam adspicit; satis ferax, frugiferarum arborum inpatiens, pecorum fecunda, sed plerumque improcera. Ne armentis quidem suus honor aut gloria frontis: numero gaudent, eaeque solae et gratissimae opes sunt. Argentum et aurum propitiine an irati di negaverint dubito. Nec tamen adfirmaverim nullam Germaniae venam argentum aurumve gignere: quis enim scrutatus est? Possessione et usu haud perinde adficiuntur. Est videre apud illos argentea vasa, legatis et principibus eorum muneri data, non in alia vilitate quam quae humo finguntur; quamquam proximi ob usum commerciorum aurum et argentum in pretio habent formasque quasdam nostrae pecuniae adgnoscunt atque eligunt. Interiores simplicius et antiquius permutatione mercium utuntur. Pecuniam probant veterem et diu notam, serratos bigatosque. Argentum quoque magis quam aurum sequuntur, nulla adfectione animi, sed quia numerus argenteorum facilior usui est promiscua ac vilia mercantibus.

1 commento:

  1. Neppure il ferro abbonda, a giudicare dal tipo di armi. Pochi usano
    spade e lance d'una certa lunghezza: portano delle aste o, per dirla col
    loro nome, delle framee, dal ferro stretto e corto ma tanto aguzze e
    maneggevoli che possono impiegare la stessa arma, secondo occorrenza, in
    combattimenti da vicino e da lontano. Anche i cavalieri si limitano ad
    avere scudo e framea; i fanti lanciano anche proiettili, molti ciascuno, e
    li scagliano a grande distanza, a corpo nudo o coperti d'un mantello
    leggero. Non ostentano ornamenti militari; soltanto gli scudi li tingono
    di colori vistosi. Pochi indossano corazze, pochissimi poi un elmo di
    cuoio o di metallo. I cavalli non spiccano né per bellezza né per
    velocità. Neppure li addestrano a fare volteggi, come da noi: portano i
    cavalli in linea retta o fanno eseguire loro una conversione a destra con
    un allineamento così compatto che nessuno resta indietro. Ad una
    valutazione globale, è più forte la fanteria; e per questo combattono
    mescolati, perché si uniforma armonicamente alla battaglia equestre la
    velocità dei fanti, scelti fra tutti i giovani e disposti in prima fila.
    Anche il loro numero è prestabilito: cento per ogni distretto, e appunto
    questo è il nome che li indica fra loro, sicché quello che dapprima era un
    numero diventa un titolo d'onore. La schiera si dispone a cunei.
    L'indietreggiare, purché si contrattacchi, lo considerano saggia tattica
    piuttosto che segno di paura. Anche nelle battaglie d'esito incerto,
    portano indietro i corpi dei caduti. L'onta peggiore è abbandonare lo
    scudo e a chi così si sia disonorato non si concede più di presenziare ai
    riti o di intervenire alle assemblee, tanto che molti scampati alla guerra
    posero fine al loro disonore con un laccio al collo.

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