Sallustio: Bellum Iugurthinum, 38

At Iugurtha cognita uanitate atque imperitia legati subdole eius augere amentiam, missitare supplicantis legatos, ipse quasi vitabundus per saltuosa loca et tramites exercitum ductare. Denique Aulum spe pactionis perpulit, uti relicto Suthule in abditas regiones sese ueluti cedentem insequeretur: ita delicta occultiora fuere. Interea per homines callidos diu noctuque exercitum temptabat, centuriones ducesque turmarum, partim uti transfugerent, corrumpere, alii signo dato locum uti desererent. Quae postquam ex sententia instruit, intempesta nocte de improuiso multitudine Numidarum Auli castra circumvenit. milites Romani, perculsi tumultu insolito, arma capere alii, alii se abdere, pars territos confirmare, trepidare omnibus locis. vis magna hostium, caelum nocte atque nubibus obscuratum, periculum anceps; postremo fugere an manere tutius foret, in incerto erat. Sed ex eo numero, quos paulo ante corruptos diximus, cohors una Ligurum cum duabus turmis Thracum et paucis gregariis militibus transiere ad regem, et centurio primi pili tertiae legionis per munitionem, quam uti defenderet acceperat, locum hostibus introeundi dedit, eaque Numidae cuncti irrupere. Nostri foeda fuga, plerique abiectis armis, proximum collem occupauerunt. Nox atque praeda castrorum hostis, quo minus victoria uterentur, remorata sunt. Deinde Iugurtha postero die cum Aulo in colloquio verba facit: tametsi ipsum cum exercitu fame et ferro clausum teneret, tamen se memorem humanarum rerum, si secum foedus faceret, incolumis omnis sub iugum missurum; praeterea uti diebus decem Numidia decederet. Quae quamquam gravia et flagiti plena erant, tamen, quia mortis metu mutabantur, sicuti regi libuerat, pax convenit.

1 commento:

  1. 1 Ma Giugurta, accortosi della presunzione e dell'inettitudine del
    luogotenente, continua ad assecondare con astuzia la sua insensatezza e a
    mandargli messaggeri per supplicarlo, mentre egli stesso, quasi a volerlo
    evitare, conduce le sue truppe per gole boscose e valichi remoti. 2
    Infine, con la speranza di accordi vantaggiosi indusse Aulo a lasciare
    Suthul e a inseguirlo in una presunta fuga in regioni più interne: in
    questo modo il tradimento sarebbe rimasto segreto. 3 Frattanto, servendosi
    di abili emissari, saggiava giorno e notte la disponibilità dell'esercito,
    corrompeva i centurioni e i comandanti degli squadroni per indurli, parte
    a disertare, parte ad abbandonare le loro posizioni a un segnale
    convenuto. 4 Dopo aver preparato tutto secondo i suoi piani, a notte
    fonda, d'improvviso, accerchia il campo di Aulo con un gran numero di
    Numidi. 5 I soldati romani sono disorientati dall'insolito trambusto:
    alcuni prendono le armi, altri cercano di nascondersi, pochi fanno
    coraggio ai compagni atterriti, tutti si affannano qua e là. La forza del
    nemico è preponderante, l'oscurità è completa per l'ora notturna e le
    nubi, il pericolo è da ogni lato. Non si sapeva insomma, se fosse meglio
    fuggire o restare. 6 Fra quelli che, come ho detto, si erano lasciati
    corrompere, passarono al re una coorte di Liguri, due squadroni di Traci e
    pochi soldati semplici. Il centurione primipilo della terza legione aprì
    ai nemici un varco attraverso la trincea che gli era stata affidata da
    difendere e di là i Numidi fecero irruzione in massa. 7 I nostri fuggirono
    vergognosamente, i più dopo aver gettato le armi, e occuparono il colle
    più vicino. 8 La notte e il saccheggio del campo impedirono al nemico di
    sfruttare a pieno la vittoria. 9 Il giorno dopo Giugurta ha un colloquio
    con Aulo. Gli fa presente che tiene in pugno lui e il suo esercito sotto
    la minaccia delle armi e della fame. Nondimeno, memore delle vicende
    umane, si dichiara disposto, qualora Aulo avesse firmato la pace, a
    lasciarli sani e salvi dopo averli fatti passare sotto il giogo. Aggiunge
    che entro dieci giorni doveva abbandonare la Numidia. 10 Queste condizioni
    erano dure e disonorevoli; tuttavia, poiché erano in alternativa alla
    prospettiva di morte, si concluse la pace nei termini voluti dal re.

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