Sallustio: De Catilinae coniuratione, 38
Nam postquam Cn. Pompeio et M. Crasso consulibus tribunicia potestas restituta est, homines adulescentes summam potestatem nacti, quibus aetas animusque ferox erat, coepere senatum criminando plebem exagitare, dein largiundo atque pollicitando magis incendere, ita ipsi clari potentesque fieri. Contra eos summa ope nitebatur pleraque nobilitas senatus specie pro sua magnitudine. Namque, uti paucis verum absolvam, post illa tempora quicumque rem publicam agitavere, honestis nominibus, alii, sicuti populi iura defenderent, pars, quo senatus auctoritas maxuma foret, bonum publicum simulantes pro sua quisque potentia certebant. Neque illis modestia neque modus, contentionis erat: utrique victoriam crudeliter exercebant.
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Infatti, dopo che i consoli Cn. Pompeo e M. Crasso ristabilirono la
RispondiEliminapotestà tribunizia, uomini ancor giovani venuti in possesso di un'autorità
così grande, con la violenza d'animo che l'età rinfocolava coi loro
attacchi al Senato cominciarono ad agitare la plebe, poi con elargizioni e
promesse ad alimentare l'incendio, e così diventare essi stessi famosi e
potenti. A loro con tutte le forze si opponeva gran parte della nobiltà,
sotto l'apparenza di difendere il Senato, in realtà per conservare i suoi
privilegi. E infatti, per dire il vero in breve, dopo quei tempi, tutti
coloro che sconvolsero lo Stato sotto onorevoli pretesti, alcuni come
difendessero gli interessi del popolo, altri perché grande e piena fosse
l'autorità del Senato, simulando il bene pubblico, lottavano ciascuno per
il proprio potere. Né avevano moderazione o misura nel contendere; gli uni
e gli altri esercitavano crudelmente la vittoria.