Sallustio: De Catilinae coniuratione, 26

His rebus conparatis Catilina nihilo minus in proxumum annum consulatum petebat sperans, si designatus foret, facile se ex voluntate Antonio usurum. Neque interea quietus erat, sed omnibus modis insidias parabat Ciceroni. Neque illi tamen ad cavendum dolus aut astutiae deerant. Namque a principio consulatus sui multa pollicendo per Fulviam effecerat, ut Q. Curius, de quo paulo ante memoravi, consilia Catilinae sibi proderet; ad hoc collegam suum Antonium pactione provinciae perpulerat, ne contra rem publicam sentiret; cirsum se praesidia amicorum atque clientium occulte habebat. Postquam dies comitiorum venit et Catilinae neque petitio neque insidiae, quas consulibus in campo fecerat, prospere cessere, constituit bellum facere et extrema omnia experiri, quoniam, quae occulte temptaverat, aspera foedaque evenerant.

1 commento:

  1. Impegnato in questi preparativi, Catilina chiedeva tuttavia il consolato
    per l'anno successivo, sperando, se fosse stato eletto, di manovrare
    Antonio a suo piacimento. E intanto non stava quieto, ma in tutti i modi
    tendeva insidie a Cicerone. A questi non mancavano tuttavia astuzia e
    scaltrezza per guardarsi. Infatti, fin dall'inizio del consolato, con
    molte promesse per mezzo di Fulvia aveva ottenuto che Q. Curio, di cui
    poc'anzi ho parlato, gli rivelasse i piani di Catilina. Per di più,
    pattuito uno scambio di provincia con il suo collega Antonio, l'aveva
    indotto a non schierarsi contro la repubblica, s'era circondato d'una
    guardia segreta di amici e di clienti. Venuto il giorno delle elezioni,
    Catilina, visto che né la sua candidatura né le insidie tese ai consoli
    nel Campo di Marte avevano sortito successo, decise di far guerra aperta e
    di ricorrere ad ogni mezzo estremo, poiché i suoi tentativi segreti
    s'erano risolti in vergognosi rovesci.

    RispondiElimina