De bello civili / Libro III, 80
His de causis uterque eorum celeritati studebat, et suis ut esset auxilio, et ad opprimendos adversarios ne occasioni temporis deesset. Sed Caesarem Apollonia a directo itinere averterat; Pompeius per Candaviam iter in Macedoniam expeditum habebat. Accessit etiam ex improviso aliud incommodum, quod Domitius, qui dies complures castris Scipionis castra collata habuisset, rei frumentariae causa ab eo discesserat et Heracliam, quae est subiecta Candaviae, iter fecerat, ut ipsa fortuna illum obicere Pompeio videretur. Haec ad id tempus Caesar ignorabat. Simul a Pompeio litteris per omnes provincias civitatesque dimissis proelio ad Dyrrachium facto latius inflatiusque multo, quam res erat gesta, fama percrebuerat, pulsum fugere Caesarem paene omnibus copiis amissis; haec itinera infesta reddiderat, haec civitates nonnullas ab eius amicitia avertebat. Quibus accidit rebus, ut pluribus dimissi itineribus a Caesare ad Domitium et a Domitio ad Caesarem nulla ratione iter conficere possent. Sed Allobroges, Raucilli atque Egi familiares, quos perfugisse ad Pompeium demonstravimus, conspicati in itinere exploratores Domitii, seu pristina sua consuetudine, quod una in Gallia bella gesserant, seu gloria elati cuncta, ut erant acta, euerunt et Caesaris profectionem et adventum Pompei docuerunt. A quibus Domitius certior factus vix IIII horarum spatio antecedens hostium beneficio periculum vitavit et ad Aeginium, quod est oppidum obiectum Thessaliae, Caesari venienti occurrit.
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Una volta congiuntisi gli eserciti, Cesare giunse a Gonfi, la prima città della Tessaglia per chi giunge dall'Epiro; pochi mesi prima la popolazione di questa città aveva mandato spontaneamente ambasciatori a Cesare per mettergli a disposizione tutti i propri beni, chiedendogli un presidio di soldati. Ma già era giunta colà, gonfiata in molte parti, la notizia, di cui parlammo, della battaglia di Durazzo. Pertanto Androstene, pretore della Tessaglia, preferendo essere compagno della vittoria di Pompeo piuttosto che alleato di Cesare nelle avversità, raduna dai campi nella città tutta la moltitudine di schiavi e liberi, chiude le porte e manda ambasciatori a Scipione e a Pompeo, chiedendo di venire in suo aiuto: egli confidava nelle fortificazioni della città, se avesse ricevuto soccorso in breve tempo; ma non era in grado di sostenere un assedio di lunga durata. Scipione, venuto a conoscenza della partenza degli eserciti da Durazzo, aveva condotto le legioni a Larissa; Pompeo non era ancora vicino alla Tessaglia. Cesare fortificò il campo e diede ordine di costruire scale e gallerie coperte e di preparare graticci in vista di un assalto improvviso. Portati a termine questi lavori, dopo avere esortato i soldati, mostrò loro di quanta utilità sarebbe stato, per alleviare la mancanza di ogni cosa, impadronirsi di una città ricca e ben fornita e nello stesso tempo, con l'esempio di questa, incutere terrore alle altre città e fare ciò in breve tempo, prima dell'arrivo degli aiuti. E così, approfittando di un eccezionale ardore dei soldati, nel medesimo giorno in cui era giunto, dopo le tre pomeridiane, cominciò ad assediare la città dalle altissime mura e la espugnò prima del tramonto; la lasciò al saccheggio dei soldati e subito mosse il campo e giunse a Metropoli prima che vi arrivassero notizie e fama della presa della città.
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