Tacito: De origine et situ Germanorum (Germania), 8
Memoriae proditur quasdam acies inclinatas iam et labantes a feminis restitutas constantia precum et obiectu pectorum et monstrata comminus captivitate, quam longe inpatientius feminarum suarum nomine timent, adeo ut efficacius obligentur animi civitatum, quibus inter obsides puellae quoque nobiles imperantur. Inesse quin etiam sanctum aliquid et providum putant, nec aut consilia earum aspernantur aut responsa neglegunt. Vidimus sub divo Vespasiano Veledam diu apud plerosque numinis loco habitam; sed et olim Albrunam et compluris alias venerati sunt, non adulatione nec tamquam facerent deas.
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Si ha ricordo di eserciti, ormai sul punto di ripiegare e di cedere,
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e che indicavano loro lo spettro dell'imminente schiavitù; schiavitù che
temono per le loro donne assai più che per sé, tanto che si sentono più
saldamente vincolate quelle popolazioni dalle quali si pretendono, come
ostaggi, anche nobili fanciulle. Attribuiscono anzi alle donne un che di
sacro e di profetico e non ne sottovalutano i consigli o ne disattendono i
responsi. Abbiamo veduto noi romani, al tempo del divo Vespasiano, Velleda
considerata da molti come un dio; ma anche in passato venerarono Albruna e
parecchie altre, non per adulazione, né per farne delle dee.