Storie / Libro III, 50

1 Εἰ μέν νυν Περιάνδρου τελευτήσαντος τοῖσι Κορινθίοισι φίλα ἦν πρὸς τοὺς Κερκυραίους, οἳ δὲ οὐκ ἂν συνελάβοντο τοῦ στρατεύματος τοῦ ἐπὶ Σάμον ταύτης εἵνεκεν τῆς αἰτίης. νῦν δὲ αἰεὶ ἐπείτε ἔκτισαν τὴν νῆσον εἰσὶ ἀλλήλοισι διάφοροι, ἐόντες ἑωυτοῖσι... 2 τούτων ὦν εἵνεκεν ἀπεμνησικάκεον τοῖσι Σαμίοισι οἱ Κορίνθιοι. ἀπέπεμπε δὲ ἐς Σάρδις ἐπ᾽ ἐκτομῇ Περίανδρος τῶν πρώτων Κερκυραίων ἐπιλέξας τοὺς παῖδας τιμωρεύμενος· πρότεροι γὰρ οἱ Κερκυραῖοι ἦρξαν ἐς αὐτὸν πρῆγμα ἀτάσθαλον ποιήσαντες.

1 commento:

  1. Periandro aveva mandato a Sardi i ragazzi corciresi per farli evirare scegliendoli fra i figli degli uomini più illustri, per rappresaglia: la prima offesa l'avevano compiuta i Corciresi commettendo nei suoi confronti un terribile delitto. Infatti, dopo che Periandro ebbe ucciso la propria moglie Melissa, un'altra disgrazia si aggiunse alla precedente: da Melissa aveva avuto due figli, che avevano ormai diciassette e diciotto anni. Il loro nonno materno, Procle, tiranno di Epidauro, li aveva fatti venire presso di sé e li trattava con grande affetto, come era naturale, visto che erano i figli di sua figlia. Al momento di rimandarli a casa li congedò dicendo: "Ragazzi miei, ma lo sapete chi ha ucciso vostra madre?". Il maggiore dei due fratelli non prestò attenzione a questo discorso, invece il più giovane (si chiamava Licofrone) provò un vivo dolore nell'apprendere ogni cosa; tornato a Corinto, non rivolse più la parola a suo padre, assassino di sua madre: non partecipava alla conversazione se lui era presente e neppure rispondeva alle sue domande se veniva interpellato.

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