Storie / Libro II, 116


1 Ἑλένης μὲν ταύτην ἄπιξιν παρὰ Πρωτέα ἔλεγον οἱ ἱρέες γενέσθαι· δοκέει δέ μοι καὶ Ὅμηρος τὸν λόγον τοῦτον πυθέσθαι· ἀλλ᾽ οὐ γὰρ ὁμοίως ἐς τὴν ἐποποιίην εὐπρεπὴς ἦν τῷ ἑτέρῳ τῷ περ ἐχρήσατο, ἑκὼν [ ἑκὼν : ἐς ὅ] μετῆκε αὐτόν, δηλώσας ὡς καὶ τοῦτον ἐπίσταιτο τὸν λόγον· 2 δῆλον δὲ κατὰ [γὰρ] ἐποίησε ἐν Ἰλιάδι (καὶ οὐδαμῇ ἄλλῃ ἀνεπόδισε ἑωυτόν) πλάνην τὴν Ἀλεξάνδρου, ὡς ἀπηνείχθη ἄγων Ἑλένην τῇ τε δὴ ἄλλῃ πλαζόμενος καὶ ὡς ἐς Σιδῶνα τῆς Φοινίκης ἀπίκετο. 3 [ ἐπιμέμνηται δὲ αὐτοῦ ἐν Διομήδεος ἀριστείῃ· λέγει δὲ τὰ ἔπεα ὧδε.
ἔνθ᾽ ἔσαν οἱ πέπλοι παμποίκιλοι, ἔργα γυναικῶν
Σιδονίων, τὰς αὐτὸς Ἀλέξανδρος θεοειδής
ἤγαγε Σιδονίηθεν, ἐπιπλὼς εὐρέα πόντον,
τὴν ὁδὸν ἣν Ἑλένην περ ἀνήγαγεν εὐπατέρειαν. [Ἰλ. Ζ 289-292 ]
4 ἐπιμέμνηται δὲ καὶ ἐν Ὀδυσσείῃ ἐν τοῖσιδε τοῖσι ἔπεσι.
τοῖα Διὸς θυγάτηρ ἔχε φάρμακα μητιόεντα,
ἐσθλά, τά οἱ Πολύδαμνα πόρεν Θῶνος παράκοιτις
Αἰγυπτίη, τῇ πλεῖστα φέρει ζείδωρος ἄρουρα
φάρμακα, πολλὰ μὲν ἐσθλὰ μεμιγμένα, πολλὰ δὲ λυγρά. [Ὀδ. δ 227-230]
5 καὶ τάδε ἕτερα πρὸς Τηλέμαχον Μενέλεως λέγει.
Αἰγύπτῳ μ᾽ ἔτι δεῦρο θεοὶ μεμαῶτα νέεσθαι
ἔσχον, ἐπεὶ οὔ σφιν ἔρεξα τεληέσσας ἑκατόμβας. [Ὀδ. δ 351-352 ]
6 ἐν τούτοισι τοῖσι ἔπεσι δηλοῖ ὅτι ἠπίστατο τὴν ἐς Αἴγυπτον Ἀλεξάνδρου πλάνην· ὁμουρέει γὰρ ἡ Συρίη Αἰγύπτῶ, οἱ δὲ Φοίνικες, τῶν ἐστὶ ἡ Σιδών, ἐν τῇ Συρίῃ οἰκέουσι ].

1 commento:

  1. 1) Così dunque i sacerdoti raccontano l'arrivo di Elena presso Proteo; a mio parere questa versione era nota anche a Omero, ma per la composizione del suo poema epico non si prestava altrettanto di quella da lui accolta; ecco perché la trascurò 2) pur palesando di esserne a conoscenza: lo si capisce da come nell'Iliade Omero racconta del girovagare di Alessandro (e in nessun altro punto si smentisce): di come fu portato dai venti, avendo con sé Elena, vagando di qua e di là e di come giunse a Sidone, in Fenicia; ne parla nelle gesta di Diomede, 3) Dicono i versi: Ove di pepli istoriati un serbo Teneva, lavor delle fenice donne
    Che Paride, solcando il vasto mare,
    Da Sidon conducea, quando la figlia
    Di Tindaro rapio.
    4) Ma ne parla anche in questi versi dell’Odissea :
    Tali possenti farmachi benigni
    Elena possedea, figlia di Giove,
    a cui li die’ l’egizia Polidamna
    Moglie di Tono, fertile la terra
    ivi produce farmachi infiniti,
    salutiferi alcuni, altri letali.
    5) E dice ancora Menelao a Telemaco:
    Nell’Egitto, sebbene il mio ritorno
    pur sospirassi, mi tenean gli Dei,
    chè non avevo in loro onor compiute
    scelte ecatombi.
    [dov'erano i mantelli ricamati, opera di quelle donne di Sidone che Alessandro stesso, simile a un dio, da Sidone aveva portato con sé navigando sull'ampia distesa del mare, proprio nel viaggio in cui condusse la nobile Elena. [E ne parla anche nell'Odissea, come segue: La figlia di Zeus possedeva queste pozioni sapienti ottimi farmaci che le aveva fornito Polidamna, la moglie di Toni, in Egitto, là dove una fertile terra produce erbe medicinali, in gran numero, le buone mescolate alle velenose. E ancora ecco le parole rivolte da Menelao a Telemaco: In Egitto gli dei mi trattennero, benché fossi impaziente di navigare fin qui, perché non gli avevo offerto perfette ecatombi.] 6) In questi versi Omero fa capire di essere a conoscenza del viaggio in Egitto di Alessandro: infatti la Siria confina con l'Egitto e i Fenici, a cui appartiene Sidone, vivono nella Siria.

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