Sallustio: Bellum Iugurthinum, 32

Haec atque alia huiuscemodi saepe in contione dicendo Memmius populo persuadet, uti L. Cassius, qui tum praetor erat, ad Iugurtham mitteretur eumque interposita fide publica Romam duceret, quo facilius indicio regis Scauri et relicuorum, quos pecuniae captae arcessebat, delicta patefierent. Dum haec Romae geruntur, qui in Numidia relicti a Bestia exercitui praeerant, secuti morem imperatoris sui plurima et flagitiosissima facinora fecere. Fuere qui auro corrupti elephantos Iugurthae traderent, alii perfugas vendebant, pars ex pacatis praedas agebant: tanta vis auaritiae [in] animos eorum ueluti tabes invaserat. At Cassius praetor perlata rogatione a C. Memmio ac perculsa omni nobilitate ad Iugurtham proficiscitur eique timido et ex conscientia diffidenti rebus suis persuadet, quoniam se populo Romano dedisset, ne vim quam misericordiam eius experiri mallet. Privatim praeterea fidem suam interponit, quam ille non minoris quam publicam ducebat: talis ea tempestate fama de Cassio erat.

1 commento:

  1. 1 A forza di insistere su questi e simili argomenti, Memmio persuade
    il popolo a inviare presso Giugurta il pretore in carica Lucio Cassio:
    doveva ricondurre il re a Roma con pubblico salvacondotto, perché con la
    sua deposizione venissero più facilmente alla luce gli intrighi di Scauro
    e di tutti gli altri da lui accusati di aver accettato denaro. 2 Mentre a
    Roma accadevano questi fatti, coloro che Bestia aveva lasciato in Numidia
    a capo dell'esercito, seguendo l'esempio del loro comandante, continuarono
    a macchiarsi dei più infami misfatti. 3 Alcuni, corrotti dal denaro,
    restituivano gli elefanti a Giugurta, altri gli vendevano i disertori,
    altri ancora facevano scorrerie nei paesi che erano in pace con noi; 4 a
    tal punto la forza dell'avidità era penetrata, come una peste, nei loro
    animi.
    5 Ma quando, fra la costernazione di tutta la nobiltà, la proposta di
    Memmio fu approvata, il pretore Cassio si reca da Giugurta e, nonostante
    il suo timore e la sua sfiducia, dettata dalla cattiva coscienza, lo
    persuade, dato che si era arreso al popolo romano, a sperimentarne la
    clemenza anziché la forza. Inoltre, privatamente, impegna la sua parola,
    che agli occhi di Giugurta non valeva meno del salvacondotto pubblico:
    tale era la reputazione di Cassio in quel tempo.

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