Sallustio: Bellum Iugurthinum, 23

Iugurtha ubi eos Africa decessisse ratus est neque propter loci naturam Cirtam armis expugnare potest, vallo atque fossa moenia circumdat, turris extruit easque praesidiis firmat; praeterea dies noctisque aut per vim aut dolis temptare; defensoribus moenium praemia modo, modo formidinem ostentare; suos hortando ad virtutem arrigere; prorsus intentus cuncta parare. Adherbal ubi intellegit omnis suas fortunas in extremo sitas, hostem infestum, auxili spem nullam, penuria rerum necessariarum bellum trahi non posse, ex iis, qui una Cirtam profugerant, duos maxime impigros delegit; eos multa pollicendo ac miserando casum suum confirmat, uti per hostium munitiones noctu ad proximum mare, dein Romam pergerent.

1 commento:

  1. 1 Quando Giugurta ritenne che essi avessero lasciato l'Africa,
    vedendo che per la natura del luogo non è possibile espugnare Cirta con le
    armi, circonda le mura con un vallo e una fossa, innalza torri e le
    rafforza con presidi. Inoltre di giorno e di notte fa tentativi con la
    forza o con l'inganno; ai difensori delle mura fa intravedere ora
    ricompense ora tremende ritorsioni; con discorsi accende il coraggio nei
    suoi; prepara, insomma, ogni cosa con la massima cura. 2 Aderbale,
    vedendosi ridotto allo stremo delle forze, di fronte a un nemico
    implacabile, privo di aiuti, impossibilitato a protrarre la guerra per la
    mancanza di mezzi necessari, sceglie i due uomini più coraggiosi fra
    quelli che si erano rifugiati con lui a Cirta. Con molte promesse e
    commiserando la sua sorte li persuade ad attraversare di notte le difese
    nemiche, per recarsi al punto più vicino della costa e di lì a Roma.

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