Sallustio: Bellum Iugurthinum, 103

Marius interea exercitu in hibernaculis composito cum expeditis cohortibus et parte equitatus proficiscitur in loca sola obsessum turrim regiam, quo Iugurtha perfugas omnis praesidium imposuerat. Tum rursus Bocchus, seu reputando quae sibi duobus proeliis venerant, seu admonitus ab aliis amicis, quos incorruptos Iugurtha reliquerat, ex omni copia necessariorum quinque delegit, quorum et fides cognita et ingenia validissima erant. Eos ad Marium ac deinde, si placeat, Romam legatos ire iubet, agendarum rerum et quocumque modo belli componendi licentiam ipsis permittit. Illi mature ad hiberna Romanorum proficiscuntur, deinde in itinere a Gaetulis latronibus circumventi spoliatique pauidi sine decore ad Sullam profugiunt, quem consul in expeditionem proficiscens pro praetore reliquerat. Eos ille non pro uanis hostibus, uti meriti erant, sed accurate ac liberaliter habuit. Qua re barbari et famam Romanorum auaritiae falsam et Sullam ob munificentiam in sese amicum rati. Nam etiam tum largitio multis ignota erat; munificus nemo putabatur nisi pariter volens; dona omnia in benignitate habebantur. Igitur quaestori mandata Bocchi patefaciunt; simul ab eo petunt, uti fautor consultorque sibi assit; copias fidem magnitudinem regis sui et alia, quae aut utilia aut beneuolentiae esse credebant, oratione extollunt. Dein Sulla omnia pollicito docti, quo modo apud Marium, item apud senatum verba facerent, circiter dies quadraginta ibidem opperiuntur.

1 commento:

  1. 1 Mario, intanto, dopo aver sistemato l'esercito negli alloggiamenti
    invernali, con coorti leggere e parte della cavalleria, s'inoltra nel
    deserto per assediare un fortilizio regio, ove Giugurta aveva posto un
    presidio formato soltanto di disertori. 2 Allora Bocco nuovamente, sia che
    ripensasse a quel che gli era accaduto in due battaglie, sia che desse
    ascolto ad altri amici non corrotti da Giugurta, fra i tanti suoi intimi
    ne sceglie cinque di provata lealtà e di intelligenza molto viva. 3 Ordina
    che si rechino come ambasciatori prima da Mario e poi, con il suo
    consenso, a Roma, e concede loro ampia facoltà di negoziare e di
    concludere la pace. 4 Essi partono immediatamente per i quartieri
    invernali romani. Ma durante il viaggio vengono assaliti e derubati da
    predoni getuli, e impauriti e male in arnese si rifugiano presso Silla: il
    console, partendo per la spedizione, lo aveva lasciato con le funzioni di
    propretore. 5 Egli li accolse non da nemici infidi, come avrebbero
    meritato, ma con riguardo e generosità, sicché quei barbari si convinsero
    che la fama di avidità dei Romani era falsa e che Silla, così munifico nei
    loro confronti, era un amico. 6 In quel tempo, infatti, molti ignoravano
    ancora che cosa fosse la liberalità interessata: chi era considerato
    munifico passava implicitamente per amico e ogni dono era visto come un
    segno di generosità. 7 Riferiscono dunque al questore le istruzioni di
    Bocco e nello stesso tempo lo pregano di dar loro aiuto e consiglio. Nel
    loro discorso esaltano le forze, la lealtà, la grandezza del re e tutte le
    altre doti che credevano utili o adatte a ispirare benevolenza. Quindi,
    ottenute ampie rassicurazioni da Silla e istruiti sul modo in cui parlare
    a Mario e poi davanti al senato, rimangono lì in attesa per quaranta
    giorni circa.

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