De bello Gallico / Libro VII, 85

Caesar idoneum locum nactus quid quaque ex parte geratur cognoscit; laborantibus summittit. Vtrisque ad animum occurrit unum esse illud tempus, quo maxime contendi conveniat: Galli, nisi perfregerint munitiones, de omni salute desperant; Romani, si rem obtinuerint, finem laborum omnium exspectant. Maxime ad superiores munitiones laboratur, quo Vercassivellaunum missum demonstravimus. Iniquum loci ad declivitatem fastigium magnum habet momentum. Alii tela coniciunt, alii testudine facta subeunt; defatigatis in vicem integri succedunt. Agger ab universis in munitionem coniectus et ascensum dat Gallis et ea quae in terra occultaverant Romani contegit; nec iam arma nostris nec vires suppetunt.

1 commento:

  1. Cesare, trovato un punto di osservazione adatto, vede che cosa accade in ciascun settore. Invia aiuti a chi è in difficoltà. I due eserciti sentono che è il momento decisivo, in cui occorreva lottare allo spasimo: i Galli, se non forzavano la nostra linea, perdevano ogni speranza di salvezza; i Romani, se tenevano, si aspettavano la fine di tutti i travagli. Lo scontro era più aspro lungo le fortificazioni sul colle, dove, lo abbiamo detto, era stato inviato Vercassivellauno. La posizione sfavorevole dei nostri, in salita, aveva un peso determinante. Dei Galli, alcuni scagliano dardi, altri formano la testuggine e avanzano. Forze fresche danno il cambio a chi è stanco. Tutti quanti gettano sulle difese molta terra, che permette ai Galli la scalata e ricopre le insidie nascoste nel terreno dai Romani. Ai nostri, ormai, mancano le armi e le forze.

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