1 τοὺς μέν νυν Ἀθηναίους τοιαῦτα τὸν χρόνον τοῦτον ἐπυνθάνετο ὁ Κροῖσος κατέχοντα, τοὺς δὲ Λακεδαιμονίους ἐκ κακῶν τε μεγάλων πεφευγότας καὶ ἐόντας ἤδη τῷ πολέμῳ κατυπερτέρους Τεγεητέων. ἐπὶ γὰρ Λέοντος βασιλεύοντος καὶ Ἡγησικλέος ἐν Σπάρτῃ τοὺς ἄλλους πολέμους εὐτυχέοντες οἱ Λακεδαιμόνιοι πρὸς Τεγεήτας μούνους προσέπταιον. 2 τὸ δὲ ἔτι πρότερον τούτων καί κακονομώτατοι ἦσαν σχεδὸν πάντων Ἑλλήνων κατά τε σφέας αὐτοὺς καὶ ξείνοισι ἀπρόσμικτοι· μετέβαλον δὲ ὧδε ἐς εὐνομίην. Λυκούργου τῶν Σπαρτιητέων δοκίμου ἀνδρὸς ἐλθόντος ἐς Δελφοὺς ἐπὶ τὸ χρηστήριον, ὡς ἐσήιε ἐς τὸ μέγαρον, εὐθὺς ἡ Πυθίη λέγει τάδε.
3 "ἥκεις ὦ Λυκόοργε ἐμὸν ποτὶ πίονα νηόν
Ζηνὶ φίλος καὶ πᾶσιν Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχουσι.
δίζω ἤ σε θεὸν μαντεύσομαι ἢ ἄνθρωπον.
ἀλλ᾽ ἔτι καὶ μᾶλλον θεὸν ἔλπομαι, ὦ Λυκόοργε."
Ζηνὶ φίλος καὶ πᾶσιν Ὀλύμπια δώματ᾽ ἔχουσι.
δίζω ἤ σε θεὸν μαντεύσομαι ἢ ἄνθρωπον.
ἀλλ᾽ ἔτι καὶ μᾶλλον θεὸν ἔλπομαι, ὦ Λυκόοργε."
4 οἳ μὲν δή τινες πρὸς τούτοισι λέγουσι καὶ φράσαι αὐτῷ τὴν Πυθίην τὸν νῦν κατεστεῶτα κόσμον Σπαρτιήτῃσι. ὡς δ᾽ αὐτοὶ Λακεδαιμόνιοι λέγουσι, Λυκοῦργον ἐπιτροπεύσαντα Λεωβώτεω, ἀδελφιδέου μὲν ἑωυτοῦ βασιλεύοντος δὲ Σπαρτιητέων, ἐκ Κρήτης ἀγαγέσθαι ταῦτα. 5ὡς γὰρ ἐπετρόπευσε τάχιστα, μετέστησε τὰ νόμιμα πάντα, καὶ ἐφύλαξε ταῦτα μὴ παραβαίνειν· μετὰ δὲ τὰ ἐς πόλεμον ἔχοντα, ἐνωμοτίας καὶ τριηκάδας καὶ συσσίτια, πρός τε τούτοισι τοὺς ἐφόρους καὶ γέροντας ἔστησε Λυκοῦργος.
Questa era la situazione in Atene all'epoca in cui Creso raccoglieva le sue informazioni; dal canto loro gli Spartani erano appena usciti da un periodo di grosse difficoltà e stavano ormai prevalendo nella guerra contro Tegea. Effettivamente nel periodo in cui a Sparta regnarono Leonte ed Egesicle, gli Spartani, che avevano risolto a proprio favore gli altri conflitti, non riuscivano a superare l'ostacolo di Tegea. In epoca ancora precedente a questi avvenimenti erano, si può dire, i più arretrati in tutta la Grecia in fatto di legislazione interna ed erano isolati dal punto di vista internazionale. Il progresso verso un buon ordinamento legislativo avvenne nel modo che ora vi narro. Una volta all'oracolo di Delfi si recò Licurgo, uno degli Spartiati più in vista; non appena fu entrato nel sacrario la Pizia così parlò:…Giungi al mio tempio opulento, Licurgo, da Zeus bene amato, Come da tutti i celesti Dei ch’hanno magione in Olimpo. Come dovrò proclamarti- se umana o divina natura- Esito: ma ti ritengo piuttosto divino, Licurgo”… (Licurgo, tu vieni al mio tempio opulento tu, caro a Zeus e a quanti abitano le dimore dell'Olimpo. Sono in dubbio se dichiararti dio o essere umano ma penso piuttosto che tu sei un dio, Licurgo). Alcuni aggiungono che la Pizia gli suggerì anche l'attuale costituzione degli Spartiati, ma a quanto raccontano gli Spartani stessi, Licurgo la introdusse derivandola da quella di Creta al tempo in cui lui era tutore di suo nipote, il re di Sparta Leobote. Non appena assunse la tutela provvide a riformare tutte le leggi e vigilò che non si verificassero violazioni. In seguito Licurgo fissò gli ordinamenti militari: corpi speciali dell'esercito, unità di trenta uomini, mense comuni, e istituì, inoltre, le cariche di eforo e di geronte.
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