Storie Libro I, 3
1 Δευτέρῃ δὲ λέγουσι γενεῇ μετὰ ταῦτα Ἀλέξανδρον τὸν Πριάμου, ἀκηκοότα ταῦτα, ἐθελῆσαί οἱ ἐκ τῆς Ἑλλάδος δι᾽ ἁρπαγῆς γενέσθαι γυναῖκα, ἐπιστάμενον πάντως ὅτι οὐ δώσει δίκας· οὐδὲ γὰρ ἐκείνους διδόναι. 2 οὕτω δὴ ἁρπάσαντος αὐτοῦ Ἑλένην, τοῖσι Ἕλλησι δόξαι πρῶτον πέμψαντας ἀγγέλους ἀπαιτέειν τε Ἑλένην καὶ δίκας τῆς ἁρπαγῆς αἰτέειν. τοὺς δέ προϊσχομένων ταῦτα, προφέρειν σφι Μηδείης τὴν ἁρπαγήν, ὡς οὐ δόντες αὐτοὶ δίκας οὐδὲ ἐκδόντες ἀπαιτεόντων βουλοίατό σφι παρ᾽ ἄλλων δίκας γίνεσθαι.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Narrano che nella generazione successiva Alessandro, figlio di Priamo, a conoscenza di quei fatti, volle procurarsi moglie in Grecia per mezzo di un rapimento; era assolutamente convinto che non ne avrebbe mai dovuto rendere conto ai Greci perché questi in precedenza non lo avevano fatto nei confronti dei barbari. E così, quando ebbe rapito Elena, i Greci decisero per prima cosa di inviare messaggeri a chiedere la sua restituzione e a pretendere giustizia del rapimento; di fronte a tale istanza i barbari rinfacciarono loro il ratto di Medea: non era accettabile che proprio i Greci, rei di non avere pagato il proprio delitto e di non avere provveduto a nessuna restituzione malgrado le richieste, pretendessero ora di ottenere giustizia dagli altri.
RispondiElimina