Pro Archia poeta 25
Itaque, credo, si civis Romanus Archias legibus non esset, ut ab aliquo imperatore civitate donaretur perficere non potuit. Sulla cum Hispanos donaret et Gallos, credo hunc petentem repudiasset: quem nos in contione vidimus, cum ei libellum malus poeta de populo subiecisset, quod epigramma in eum fecisset, tantummodo alternis versibus longiusculis, statim ex eis rebus quas tunc vendebat iubere ei praemium tribui, sed ea condicione, ne quid postea scriberet. Qui sedulitatem mali poetae duxerit aliquo tamen praemio dignam, huius ingenium et virtutem in scribendo et copiam non expetisset?
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Ecco perché io credo che se Archia non fosse legalmente un cittadino romano, nessun comandante gli avrebbe negato un tale privilegio. E Silla, che concedeva la cittadinanza a Spagnoli e Galli, penso che lo avrebbe accontentato se l'avesse richiesta; una volta, durante un'assemblea - e io ne fui testimone -, un poeta da due soldi, uno del popolo, gli aveva mostrato un breve epigramma in suo onore, che aveva il solo pregio di essere scritto in distici; Silla, allora, scelse uno fra gli oggetti che stava vendendo all'asta, e glielo donò, a patto che non componesse più un solo verso. Vi sembra possibile che un uomo capace di reputare degno di un premio l'impegno di un poeta da nulla, si sarebbe lasciato sfuggire il talento, l'abilità nello scrivere e la vena di costui?
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