Sallustio: De Catilinae coniuratione, 30
Post paucos dies L. Saenius senator in senatu litteras recitavit, quas Faesulis adlatas sibi dicebat, in quibus scriptum erat C. Manlium arma cepisse cum magna multitudine ante diem VI. Kalendas Novembris. Simul, id quod in tali re solet, alii portenta atque prodigia nuntiabant, alii conventus fieri, arma portari, Capuae atque in Apulia servile bellum moveri. Igitur senati decreto Q. Marcius Rex Faesulas, Q. Metellus Creticus in Apuliam circumque ea loca missi ii utrique ad urbem imperatores erant, impediti, ne triumpharent, calumnia paucorum, quibus omnia honesta atque inhonesta vendere mos erat -, sed praetores Q. Pompeius Rufus Capuam, Q. Metellus Celer in agrum Picenum iisque permissum, uti pro tempore atque periculo exercitum conpararent. Ad hoc, si quis indicavisset de coniuratione, quae contra rem publicam facta erat, praemium servo libertatem et sestertia centum, libero inpunitatem eius rei et sestertia ducenta itemque decrevere, uti gladiatoriae familiae Capuam et in cetera municipia distribuerentur pro cuiusque opibus, Romae per totam urbem vigiliae haberentur iisque minores magistratus praeessent.
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Pochi giorni dopo, il senatore L. Senio lesse in Senato una lettera, che
RispondiEliminadiceva essergli stata recapitata da Fiesole, nella quale era scritto che
il sesto giorno prima delle Calende di novembre G. Manlio aveva preso le
armi con una grande moltitudine. Nello stesso tempo, come suole accadere
in tali circostanze, alcuni davano notizie di portenti e di prodigi, altri
di complotti e di truppe in armi e di una sollevazione di schiavi a Capua
e in Puglia. Allora, per decreto del Senato, Q. Marcio Re fu inviato a
Fiesole, Q. Metello Cretico in Puglia e territori circostanti - entrambi
erano generali vittoriosi alle porte della città, privati dall'onore del
trionfo per calunnia di pochi avvezzi a trafficare con tutto, onore e
disonore -; i pretori Q. Pompeo Rufo e Q. Metello Celere furono mandati,
il primo a Capua, il secondo nel Piceno, con la missione di far leve per
l'esercito, secondo che il tempo e il pericolo richiedevano. Inoltre, se
qualcuno avesse fatto rivelazioni sulla congiura ordita contro lo Stato,
avrebbe avuto, se schiavo, la libertà e centomila sesterzi, se libero,
l'impunità e duecentomila sesterzi; parimenti fu decretato che le
compagnie di gladiatori fossero distribuite fra Capua e gli altri municipi
a seconda delle loro singole facoltà di controllo, e che a Roma squadre di
vigilanza pattugliassero tutta la città sotto la guida di magistrati
minori.